Ischia Ponte è un concentrato di storia, natura, arte e cultura. Vale per il borgo, vale soprattutto per il Castello Aragonese e lo specchio d'acqua tutt'attorno. Infatti, sono davvero poche le località che possono vantare così tante frecce al proprio arco, considerando che nella maggior parte dei casi si tratta di peculiarità presenti soltanto qui e non altrove. Vediamole più da vicino.
GeologiaLa stratigrafia del Castello Aragonese racconta una storia geologica complessa, fatta di diversi episodi vulcanici: dalla più antica "formazione del Pignatiello", appartenente alla stessa fase geologica (tra 55.000 - 33.000 anni fa) dell'eruzione del Tufo Verde del Monte Epomeo, alla "formazione di Piano Liguori" appartenente invece all'ultima fase, quella di età inferiore ai 10.000 anni (periodo che termina con la "Colata dell'Arso" del 1302).
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Favoloso!
Biologia
Quando si parla di cambiamento climatico, bisogna far riferimento anche all'"acidificazione degli oceani", dal momento che uno dei siti di accumulo della CO2 è proprio l'ambiente marino. Le coste attorno il Castello Aragonese sono interessate da intense emissioni di gas risalenti dal fondale marino. Si tratta di fumarole composte per il 95% da anidride carbonica e perciò "laboratori naturali" che consentono di studiare l'adattamento delle specie marine alla progressiva acidificazione delle acque. Da qui una serie di proiezioni sugli ecosistemi marini nel 2100, oltre a molte indicazioni che riguardano invece la Posidona Oceanica e la sua fondamentale opera di mitigazione dell'acidità. Questa pianta, di cui sono presenti diverse praterie lungo la costa, neutralizza l'anidride carbonica in eccesso e produce, al contempo, l'ossigeno necessario a mantenere il PH marino in equilibrio.
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Tra rocce vulcaniche, fumarole e banchi di Posidonia spuntano anche pali, zeppe e tavole con ogni probabilità utilizzate dai romani per la costruzione di una cassaforma lignea, struttura utilizzata per la realizzazione di opere murarie a mare. Secondo la Soprintendenza per i Beni Archeologici di Napoli che coordina gli scavi nello specchio acqueo compreso tra il Castello Aragonese e gli scogli di Sant'Anna, attorno la baia di Cartaromana vi era un porto principale, una banchina laterale e diverse abitazioni. Vi era, insomma, la colonia di Aenaria, insediamento abitativo stabile abbandonato in fretta e furia dai romani a seguito di un violento evento vulcanico (databile tra il 120 e il 150 d.C).
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Del Castello Aragonese si sa (quasi) tutto. Esiste infatti una letteratura talmente vasta che il rischio, semmai, è quello di non riuscire a distinguere i fatti realmente accaduti dai racconti mitici della pubblicistica turistica. Uno di questi è l'inviolabilità della fortezza che, al contrario, è stato espugnata in più di un'occasione. Un altro mito che non trova sufficienti riscontri riguarda la presenza a Ischia di Michelangelo Buonarroti ospite, nella prima metà del '500, della poetessa Vittoria Colonna. Il rischio, ad andar dietro a queste pseudo notizie, è di non soffermarsi a dovere su altri aspetti rivelatori, invece, della psicologia e del sistema di credenze dell'epoca. Per esempio, una visita al cimitero sotterraneo delle suore Clarisse, col suo particolare sistema di mummificazione dei corpi, racconta il rapporto complesso con la morte: esibita come monito e desiderata come approdo di un personale cammino di purificazione spirituale. Per fortuna, negli ultimi anni, le visite teatralizzate estive che si svolgono sul Castello Aragonese raccontano anche questi aspetti che, seppur macabri, sono assai importanti da un punto di vista storico.
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