"A Ischia finanche sulle alture più remote, i vigneti stanno progressivamente sostituendo le zone boschive che ormai sono relegate sulle cime dei monti. Dal punto di vista estetico questa scelta mi sembra deplorevole: sebbene in estate le viti sono coperte di fogliame ed offrono un piacevole aspetto lussureggiante, lo stesso luogo negli altri sei mesi dell'anno appare desolato."Insieme a Douglas, il libraio, antiquario e anch'egli scrittore Giuseppe Orioli che, invece, nell'autobiografia "Avventure di un libraio" dedica un intero capitolo all'isola d'Ischia, indugiando volentieri proprio sulle case di pietra della Falanga. Scrive Orioli:
(Norman Douglas, "Isole d'estate-Ischia e Ponza", Imagaenaria editore 2004).
"Da Buceto, con un lungo tragitto, si può salire fino alla cima dell'Epomeo, indi scendere per un sentiero scosceso sull'altro versante in un bosco ombroso chiamato Falanga, che può essere una parte dell'antico cratere dell'Epomeo. Il Falanga è cosparso di enormi blocchi di tufo pallido che hanno stranissime forme e fanno pensare a una necropoli di giganti."La suggestione di Orioli introduce un interessante spunto di riflessione sulla valenza magico-simbolica della pietra nella cultura contadina. Legame di cui esistono numerosissime tracce nel mondo, dalle pietre di Stonehenge, in Inghilterra, fin proprio alla vetta del Monte Epomeo, a Ischia, che secondo i seguaci della teoria della Terra Cava sarebbe uno dei punti di ingresso per la millenaria civiltà sotterranea di Agharti. Senza dimenticare le due chiese rupestri di Santa Maria al Monte e di San Nicola, rispettivamente ai piedi e in cima al bosco della Falanga.
(Giuseppe Orioli, "Giro indipendente dell'isola d'Ischia", Imagaenaria editore 2004).
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